di Sandro Modio | La Lettura del Corriere della Sera | 30 giugno 2013
Il recente rapporto Censis, discusso in una tavola rotonda il 25 giugno (ne ha dato conto Roberto I. Zanini su «Avvenire»), confermerebbe una volta per tutte l'involuzione socio-culturale del nostro Paese. Ultimi per numero di laureati in Europa (con la Romania) e per fruizione di libri (nel 2012 il 54% di italiani sopra i 6 anni non ne ha letto nemmeno uno), siamo terzi nel consumo di videogame, per tacere del primato ludico-ludopatico.
Forse, tra le tante concause di questa deriva (molte delle quali globali), c'e anche il passaggio brutale dagli eccessi di un pedagogismo paternalista (la famosa «egemonia culturale» di sinistra) al lungo riflusso di un ventennio iper-populista («Con la cultura non si mangia»), sfociato nel «berlusconismo 2.0» del grillismo (il deputato dimissionario Zaccagnini dixit).
Ma interrogarsi in questa direzione, va da se, vuol dire esporsi all'accusa irridente di moralismo, ormai strumento automatico con cui il Verbo del «politicamente scorretto» liquida ogni intralcio nel mutuo specchiarsi tra establishment e massa, in ultimo, tra potere e consenso.